La voce degli storici

Mulini di cotone a Manchester nel XIX secolo
FIG. 1 Mulini di cotone a Manchester nel XIX secolo.

          In questa sezione verrano trattati due diversi aspetti riguardanti l'industria tessile inglese, grazie ai contributi di più storici britannici. Questi aspetti varieranno nella natura del loro settore di appartenenza, tecnico ed economico, ma saranno comunque affini fra loro, in quanto la scelta dei materiali con cui produrre i tessuti influenzò i profitti e di conseguenza la crescita economica del paese.

Did Cotton Drive the Industrial Revolution?

Or Is It More Complicated?

(Articolo completo | Autore)

La trattazione dell'autore comincia analizzando le condizioni precedenti alla rivoluzione industriale. Fino al 1750, infatti, la fonte principale ad alimentare l'economia inglese era stata la lana, lavorata attraverso il "domestic system" (come visto ne L'Industria). La lana sarebbe rimasta il materiale più diffuso fino circa al 1800, ma, al contempo, cominciarono a presentarsi anche nuove sfide.

Viene poi riportato un anno: il 1721. Questo, corrisponde all'anno di introduzione di una legge atta a ridurre la crescita del mercato del cotone e preservare l'industria laniera. Nel frattempo, infatti, stava venendo importato un quantitativo sempre maggiore di cotone, e questo andava a danneggiare l'economia interna inglese e la sua produzione di filato di lana.

Già da questo dettaglio, si può comprendere come il cotone non fu ben accolto nell'isola. Nel breve termine il governo britannico riuscì nel suo intento, ma un secolo dopo, nel 1833, la Gran Bretagna usava un'ampia parte della produzione americana di cotone. Questo fu accelerato in gran parte dalla meccanizzazione, che portò mezzo milione di lavoratori ad essere impiegati nella produzione di filato proprio dal cotone.

Molti furono i settori che mutarono in conseguenza a quest'aumento di domanda di cotone. La manodopera si spostò dalle regioni agricole in cui si produceva, verso le nuove aree urbanizzate per le nuove e sempre più grandi fabbriche. Anche se il boom dell'industria permise di offrire salari abbastanza dignitosi - e questo fu, spesso, un potente incentivo - ci furono problemi nel reclutare la manodopera perché i cotonifici erano all'inizio isolati e le fabbriche apparivano nuove e strane.

I reclutatori, a volte, aggiravano questo problema costruendo per i loro lavoratori nuovi villaggi e scuole, o portando popolazioni da aree con maggiore povertà. La manodopera non qualificata era particolarmente un problema da reclutare, dato che, per loro, i salari erano molto bassi.

I nodi della produzione di cotone si espansero ed emersero nuovi centri urbani.

Concludendo, l'autore propone uno schema composto dai settori e dalle aree che più giovarono dall'introduzione del cotone, fra cui si trovano: i trasporti, l'agricoltura, il carbone e l'ingegneria, i metalli e il ferro.

Si può evincere dall'articolo, che, nonostante la lana avrebbe persistito come materia prima per i tessuti, il cotone avrebbe intrapreso un lungo viaggio nell'industria tessile, tanto da risultare ancora oggi il filato per antonomasia.
La risposta alla domanda posta dall'autore sarà, pertanto, un deciso "".

L'autore

Robert Wilde

Robert Wilde è un writer presso ThoughtCo. Come storico, Wilde è interessato a molti periodi. Tuttavia, la sua specializzazione riguarda la storia europea dell'Alto Medioevo. Wilde ha ricevuto un master in Studi Medievali dall'Università di Sheffield, dove ha anche conseguito la laurea. Ha inoltre pubblicato due libri: The Russian Revolution (2018) e The French Revolution (2019).

The Wool and Cotton Textile Industries in England and Wales up to 1850

The Location of the British Textile Industry

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In quest'ampia ricerca per l'Università di Cambridge, i due autori discutono sulla storia dell'industria tessile inglese fino al 1850, ovvero poco dopo il termine della Prima Rivoluzione Industriale. Oltre ad argomenti già trattati nelle precedenti sezioni, è interessante soffermarsi sull'aspetto geografico e demografico: si sono già accennati i maggiori centri di produzione, ma com'era distribuita la popolazione in quei luoghi?

La Fig. 1 mostra chiaramente che la netta maggioranza dei lavoratori tessili viveva nel Nord dell'Inghilterra (Lancashire, West riding dello Yorkshire, Cheshire e North Derbyshire). Come evidenzia la Fig. 2, due terzi erano impiegati solo nel Lancashire e nello Yorkshire. Nel resto del paese, l'area Ovest (Cornovaglia, Devon, Dorset, Gloucestershire, Somerset e Wiltshire) rappresentava il 7% del totale (Fig. 3). Londra (che comprende le città di Londra e Westminster, più le contee di Middlesex e Surrey) rappresenta il 5% (Fig. 4). Norfolk aveva solo il 2%, mentre il Suffolk e l'Essex avevano meno del mezzo punto percentuale ciascuno (Fig. 5).

(Cliccare sulle immagini per ingrandirle)

Fig. 1
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Fig. 2
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Fig. 3
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Fig. 4
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Fig. 5
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Fig. 6
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La localizzazione della produzione tessile era influenzata dal tipo di filato che veniva lavorato. I diversi segmenti dell'industria tessile avevano sviluppato un alto grado di specializzazione regionale. Le figure dalla 6 alla 10 mostrano le posizioni geografiche dei segmenti del cotone, della lana, della seta, del lino e della canapa. La produzione del cotone (Fig. 6) era centrata nel Lancashire, con un'industria condizionata da quest'ultima in quelle contee dell'area ad Ovest dello Yorkshire adiacenti al Lancashire e nei pressi dei Pennini Orientali.

Fig. 7
FIG. 7
Fig. 8
FIG. 8
Fig. 9
FIG. 9
Fig. 10
FIG. 10

Questi risultati indicano una grande delocalizzazione del settore. Nel 1700, l'East Anglia e la West Country dominavano la produzione di tessuti pettinati, ma dal 1813 questi centri persero la loro importanza. Con la produzione dei tessuti pettinati traslata verso nord nel diciottesimo secolo, l'Inghilterra meridionale si deindustrializzò. Inoltre, questo spostamento avvenne prima che sia la filatura che la tessitura fossero meccanizzate, in un periodo intermedio in cui la filatura a mano era superata, ma quella a motore non era abbastanza sviluppata. Molteplici fattori contribuirono al cambiamento, fra cui la disponibilità di fonti di energia a buon mercato (acqua e carbone), salari abbastanza elevati, lo sviluppo dei mezzi di trasporto e l'applicazione dei progressi tecnologici provienienti da altri rami dell'industria.

Gli autori

Keith Sugden e Anthony Cockerill

Keith Sugden è uno storico affiliato con l'Università di Cambridge, presso cui tiene delle lectures. Ha prodotto diverse pubblicazioni, 23, perlopiù inerenti l'industria tessile in Inghilterra, ed è titolare di 4 brevetti. Anthony Cockerill, invece, è un professore di Economia presso l'Università di Cambridge, autore anch'esso di diverse pubblicazioni. I suoi interessi in campo di ricerca storico-economica riguardano la struttura dell'industria, le prestazioni e l'ordine pubblico.
FONTI

"The Wool and Cotton Textile Industries in England and Wales up to 1850", Keith Sugden e Anthony Cockerill

thoughtco.com/textiles-during-the-industrial-revolution-1221644