🌍 45°26′36″N // 10°59′45″E 🕑 Tempo di lettura 3-6 minuti
A pochi passi da piazza Erbe, in corso Porta Borsari, è presente un importante luogo della storia della Verona medievale quasi del tutto dimenticato: Corte Sgarzarie.
Una lapide posta sopra l'arco romanico dal quale si entra nella corte ricorda che
«Qui furono i lanifici ond'ebbe tanto lustro e potenza il Veronese Comune dal secolo terzo al quattordicesimo dell'era volgare ».
La costruzione
È probabile che la prima costruzione di questa loggia, più volte in seguito rimaneggiata e recentemente sottoposta a restauro, risalga al periodo di Mastino II,
periodo nel quale l’industria laniera raggiunse a Verona un eccezionale livello di produzione, come attestano le varie misure prese per organizzare meglio l'intera manifattura.
Non è tuttavia da scartare l'ipotesi secondo la quale sembrerebbe che l'avvio della costruzione sia stato per opera di Alberto I, che diede notevole impulso all'istituzionalizzazione dell'economia lanifera: non solo finanziò la costruzione della Domus Mercatorum, ma, nel 1299, ordinò di restaurare gli edifici compresi tra Porta Borsari, vicolo Monte, via Emilei e via Fama, dove fece raccogliere tutti gli artigiani legati alla lavorazione dei tessuti.
Si costituì così un vero e proprio quartiere industriale, le "Sgarzerie" per l'appunto.
Il complesso
La Loggia fa parte del complesso chiamato «Fondaco del segnoro», sorto attorno alla corte, dove non vi erano solo i laboratori dei garzatori,
ma venivano svolte tutte le funzioni amministrative e di controllo della qualità dei panni, che dovevano essere conformi alle norme previste dagli Statuti dell'Arte della lana.
In questa zona vi lavoravano circa una sessantina di artigiani, la cui bottega era detta «stacio».
Ciascuno stacio (secondo un
documento del 1408 ve ne erano 14) era riconoscibile per la presenza di un’insegna: un toro o un pavone, la
raffigurazione di un santo o altri simboli.
In questa area fu costruito anche il «Fondaco delle balle», il magazzino dove venivano depositati i tessuti, dove erano collocate le stanze per i cimatori e la Loggia, l'unica struttura tutt'oggi rimasta. Qui i lavoranti avevano la possibilità di misurare, pesare e timbrare le pezze al momento di venderle.
Lungo il lato occidentale della Corte delle Sgarzarie è ancora presente l’Altana, una torre sulla quale, nel corso del Medioevo, venivano appesi i panni per essere asciugati.
Il nome
La denominazione «sgarzarie», derivante dal dialetto veronese, fa riferimento al complesso delle scardasserie o carderie,
i luoghi dove si operavano alcune tecniche indispensabili per la trasformazione della lana nelle varie tipologie dei tessuti.
Un'altra possibile origine del nome, strettamente collegata a quella precedente, riguarda la modalità di preparazione della lana: negli opifici circostanti la corte, infatti, si grattava il pelo con il garzo, un cardo selvatico con squame uncinate.
Il lustro veronese
La produzione di panni veronesi giunse ad un alto livello di notorietà già dalle prime decadi del sec. XIII, tanto che grazie a degli studi sostenuti dallo storico belga H. Van Werveke, è stato possibile dimostrare che
tra il febbraio ed il dicembre 1231, 63 lavoranti tessili provenienti da Verona - la cifra è documentata - si sono trasferiti a Bologna per produrre panni dalle stesse fattezze di quelli veronesi.
L'ingaggio offerto dal Comune di Bologna ammontava a 9.000 libbre di denari (1 denaro = 1/240 di libbra).
larena.it/home/altri/speciali/la-verona-nascosta-ii/11/sgarzarie-la-zai-degli-scaligeri-1.2655150
Società e tecnica nel Medioevo (La produzione dei panni di lana a Verona nei secoli XIII-XIV-XV), Egidio Rossini, 1970
verona.com/it/verona/corte-sgarzerie
youtube.com/watch?v=j3UK28IcAXM&list=WL&index=4&t=717s