🌍 45°26′34″N // 10°59′50″E
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          La Domus Mercatorum è un compatto edificio in mattoni, sormontato da una merlatura ghibellina e circondato a pian terreno da un ampio colonnato.

Si trova su piazza delle Erbe, il cuore del centro storico di Verona, e ne caratterizza un lato con la sua presenza.

L'edificio

          Nel 1210, in quella che all’epoca era chiamata Piazza Grande, nell’area probabilmente occupata da una basilica romana, fu costruita la Domus Mercatorum. In origine era un edificio in legno ma, con l'ascesa al potere della Signoria Scaligera che aveva anch'essa origine mercantile, il ruolo delle corporazioni assunse sempre maggiore importanza e, poco prima della morte di Alberto I della Scala, nel 1301, si iniziò la costruzione di una nuova Domus Mercatorum in muratura.

L'organico

          A capo della Domus vi è il Signore Scaligero, che riceve per questo titolo 100 lire all'anno, e possiede la capacità di apportare modifiche agli statuti e far eleggere nel Consiglio anche chi non ha i requisiti richiesti.
Durante il corso della signoria scaligera, Alboino si limitò a esercitare la funzione di podestà in persona, ma Cangrande si fece attribuire il diritto di nominare un Vicario pagato dalla Domus con 10 lire al mese senza limiti di tempo.

A fianco del Vicario prendono parte quattro consoli, un massar, sei notai, dodici viatori, dodici banditori, un staeratore delle marche e un bollatore delle misure. Queste figure rimanevano in carica sei mesi e dovevano vacare per altri sei. Erano eletti dal Consiglio dei Mercanti per singulum breve, ovvero chi riceveva il brevia officialium di un specifico ruolo doveva designare unum bonum hominem che avesse 25 anni e fosse noto come bonus et legalis homo e amico del podestà e della parte reggente Verona.

A fianco di questi ufficiali temporanei, stava il notaio stabile eletto dal podestà che conservava gli statuti della Domus e delle Arti. I salari erano così ripartiti: ai consoli e al massar 8 lire al mese, ai notai 20 lire per sei mesi, come compenso delle spese di carta e inchiostro. Inoltre era assegnata la somma massima di 100 lire per le spese di vitto ogni mezzo anno.

Da quello che dicono gli statuti si evince che il Consilium generale era formato da tutti i mercatores, hosterii usevoli e dagli iscritti a un arte che avessero 25 anni.

          Ma l'organico della Domus non era limitato agli ufficiali fin'ora nominati: le sue funzioni di sorveglianza sulle arti, la produzione ed il commercio, rendevano necessari altri ufficiali. Troviamo, ad esempio, 8 banditori che sorvegliavano a due a due i mestieri dei Caliarii, Solaroli, Tessitori dei pignolati e Tintori dei drappi di cotone, affinché non utilizzino materie prime o coloranti dannosi, due bullatori eletti dal podestà e consoli o dai gastaldi dell'Arte dei Drappieri che dovevano bollare i panni di lana che tornavano gualcati da S. Martino e Montorio.

Inoltre già negli statuti più antichi sono citati otto procuratori che per una settimana dovevano recuperare le pezze di pignolato prima che fossero bollate e confrontarle con il calmiere, ossia delle pezze campione che ad ogni consolato venivano depositate alla Domus.

Aneddoto interessante: questi sorveglianti non erano eletti direttamente da qualche funzionario in carica, bensì venivano estratti a sorte da quattro sacchi contenenti i nomi dei migliori uomini del mestiere di ciascun quartiere forniti dai gastaldi.

FIG. 1 Una pianta del XV sec. della Piazza Grande, antica denominazione di Piazza Erbe

Le funzioni

          La prima e più importante era la giurisdizione esclusiva per le cause commerciali che erano definite chiaramente, escludendo solo i debiti di gioco: essa riguardava le cause superiori ai 40 soldi, le quali erano sbrigate dai gastaldi delle Arti e non ammettevano appello. Di questa funzione è specificata la procedura per la discussione della causa e per l'esecuzione della sentenza, con la vendita dei beni del debitore.

Un'altra funzione importante della Domus era quella della sorveglianza di tutta la vita commerciale per garantire l'onestà nella vendita, esigendo l'esattezza delle misure, imponenendo ai messeti il manenimento di quelle regole che impedivano l'inganno, fissando i loro diritti e infine vigilando sulla corretta esecuzione della produzione per non compromettere il buon nome della merce veronese.

Tutte le misure adottate dai mercanti (marche, libbre, bacete da olio, i passi per misurare i panni di lino, lana e le funi) dovevano essere bollate dallo staerator ogni 6 mesi. Oltre al salario di 20 soldi, quest'ultimo aveva un diritto che variava a seconda dei compiti che gli venivano assegnati.

Sulle altre mercanzie veniva esercitato un controllo consistente nell'obbligo di non vendere nulla da 50 libre in su senza servirsi delle due stadere della Domus, che erano collocate in una casa nella piazza del mercato. Questa imposizione, oltre a garantire la qualità delle merci, serviva a stilare l'elenco che tenevano i magistri a stateria delle merci pesate, il quale dava utili notizie sul movimento commerciale della città. La sorveglianza veniva però applicata anche su altre tipologie di merci. I panni, ad esempio, dovevano essere di una data misura e peso; era proibito poi l'uso del pelo di buoi, capre, cammelli, asini e altri scarti come le raspature, ecc.

Divieti riguardavano anche gli orefici, i fornai, i pezzaioli, i conciatori di pelli e i cambiavalute.

La Domus ancora doveva far mantenere alle Arti le loro regole per le elezioni degli ufficiali e l'obbedienza alla Domus, alla quale dovevano prestare giuramento, rendere i conti e chiedere licenze per la delibera di dazi. La Domus infine doveva proteggere gli interessi cittadini, facilitando i rapporti con l'estero (specialmente la Germania), ma garantendo che il commercio cittadino non venisse sfruttato dai forestieri.

FONTI Gli antichi statuti delle arti veronesi secondo la revisione scaligera del 1319 con una notizia sull'origine delle corporazioni a Verona, L. Simeoni, 1914
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